- 24 Aprile 2020
Le mascherine di Ahmad

Let us all be from somewhere.
Let us tell each other everything we can.
(“Veniamo tutti da qualche parte. Diciamoci tutto quello che possiamo”).
Bob Hicok. A Primer.
L’ultimo verso di A Primer, del poeta americano Bob Hicok, ci induce a riflettere sul potere della condivisione e della crescita personale attraverso di essa. Il pronome “noi” (in lingua originale ) erompe all’inizio di ogni verso, lo immaginiamo sgorgare con forza e potenza dalle labbra di chi lo pronuncia, a sancire in modo definitivo un’idea di collettività in cui ogni individuo singolo, nella sua unicità, sembra agganciare chi lo segue e chi lo precede fino a creare una serie di percorsi condivisi che si intersecano tra loro. Persone come fili di erba che delimitano sentieri e li rendono riconoscibili. Le loro parole, conoscenze, competenze, i loro gesti condivisi, tutto quello che possono dirsi creano quasi dei ponti, generando una sequenza di vie percorribili da tutti coloro che venendo da altrove, hanno qualcosa da dire e per la quale essere riconosciuti.
Questi sono gli scenari che immaginiamo di percorrere quando ogni giorno svolgiamo il nostro lavoro; immaginiamo di muoverci all’interno di sentieri che si intersecano fino a raggiungere una meta comune, raggiungendoli se necessario attraverso ponti che permettano di congiungere sponde altrimenti distanti.
L’incontro con i volontari del progetto di sartoria “ LaMin” ha rappresentato un ponte per Ahmad, giovane siriano accolto dalla Diaconia Valdese nel progetto dei corridoi umanitari a Messina, che gli ha permesso di attraversare un fiume tumultuoso di eventi e ricordi, portandolo da una sponda a un’altra. Sull’altra sponda, Ahmad ha scoperto e potenziato un’attitudine legata alla sartoria, sostenuto e incoraggiato dai volontari del progetto stesso, che opera anche a Roma sostenuto dalla Fondazione Migrantes.
In questo momento di grande incertezza sul futuro del sistema sociale ed economico così come lo abbiamo sempre conosciuto dal Secondo Dopo Guerra, un sistema nel quale chi è invisibile, relegato ai margini, rischia di scomparire , Ahmad, rifugiato politico scappato con la giovane moglie e una figlia piccola dalla guerra siriana, non ha esitato a sostenere il progetto di sartoria che lo ha accolto e ha voluto coinvolgerlo in un’attività rivolta proprio a chi spesso è invisibile ai più.
Attraverso il progetto “LaMin”, Ahmad ha partecipato infatti alla realizzazione di mascherine di protezione ( a oggi ne sono state prodotte 1200 tra i laboratori di sartoria di Messina e Roma) destinate alla Protezione Civile messinese per essere distribuite tra i cittadini dei quartieri più deprivati e considerati a rischio, a Migrantes Messina e alla Casa Circondariale “Gazzi”, dove uomini e donne in regime di detenzione rischiano di perdere definitivamente ogni diritto, separati dalla cittadinanza da cancelli e mura.
Ahmad, venuto da altrove, “ha detto” quello che poteva attraverso il tessuto che, tra le sue mani, ha preso la forma di un oggetto simbolicamente legato alla cura degli altri e alla loro protezione.
Probabilmente, nelle settimane future, Ahmad continuerà questo lavoro, partecipando lui stesso in prima persona alla creazione di nuovi ponti e nuovi sentieri di condivisione.