- 29 Marzo 2019
La rete tra i community center e Open Europe

L’inaugurazione del Community center di Bologna, il 21 marzo 2019, è stata l’occasione per riflettere sul lavoro di rete svolto da tutti i Community center già attivi e gli altri progetti diaconali di accoglienza e di assistenza a migranti e rifugiati.
A oggi sono 7 i Community Center, gestiti da Diaconia Valdese e da Oxfam, attivi sul territorio nazionale: Catania, Firenze, Torino, e Milano, Arezzo, Napoli e Bologna.
I Community Center si rivolgono ai migranti che risiedono stabilmente nelle città o che si trovino di passaggio e svolgono attività di orientamento e accompagnamento ai servizi socio-sanitari, educativi, formativi e amministrativi; orientamento in ambito lavorativo; mediazione familiare e culturale; attivazione di reti di professionisti e indirizzo verso servizi specifici del territorio; servizi di orientamento e supporto al disagio dei migranti; attività formative, culturali e di socializzazione.
Il clima è informale e non burocratico e l’obiettivo è di offrire spazi e modalità di interazione che facciano sentire accolti tutti e tutte coloro che arrivano in modo da trovare risposte e far emergere anche i bisogni inespressi.
Il lavoro che si svolge nei Community Center è strettamente collegato, per esempio, a quanto si realizza a Ventimiglia con Open Europe.
- Può accadere che una persona che ha avviato le procedure legali a Bologna, a causa del mal funzionamento e del cortocircuito che spesso si viene a creare nel sistema italiano, si ritrovi per strada o con procedure bloccate. Non di rado l’unica possibilità, in casi come questo, quella di provare a costruire un percorso in un altro paese e, dunque, arrivare a Ventimiglia.
- Può accadere, anche, che secondo il Regolamento di Dublino una persona venga rimandata in Italia e si ritrovi all’aeroporto di Bologna, privo di qualsiasi informazione o assistenza. In questi casi possono essere intercettati dalla polizia che, spesso, senza concedergli la possibilità di chiedere protezione internazionale, di ricevere accoglienza e di essere informati su quello che sta accadendo, gli consegna un decreto di espulsione. Non di rado questa persona si recherà a Ventimiglia.
Gli operatori di Ventimiglia, che incontrano persone come queste in frontiera, grazie al coordinamento con i Community Center territoriali possono accedere a un quadro completo del percorso precedente e possono riattivare, se necessario, le procedure interrotte su Bologna, oppure strutturare un percorso, efficace, su Ventimiglia grazie alle informazioni sugli step pregressi. Grazie al lavoro di rete con il Community Center è possibile anche entrare in contatto con le associazioni che seguivano queste persone per avere informazioni precise e materiale utile.
Ultimi aggiornamenti da Ventimiglia. La situazione a Ventimiglia si è fatta, dal mese di febbraio 2019, ancora più difficile per i migranti perché all’ingresso al Campo Roja, viene sottoposto un modulo predisposto dal Commissariato di Polizia di Ventimiglia, in cui viene loro chiesto se abbiano o meno intenzione di presentare domanda di protezione internazionale. Tale intervista avviene senza che nessuna adeguata informativa possa essere fornita da operatori legali specializzati.
Nel caso in cui la persona risponda che in quel momento non intende richiedere protezione internazionale, alla stessa viene comunicato, esclusivamente in forma verbale, che potrà permanere al Campo per soli sette giorni.
Una finalità che non è chiara, ma è evidente come per le persone che non abbiano dichiarato di richiedere protezione, il Campo della Croce Rossa non è più un rifugio sicuro, perché sarà molto probabile di essere intercettate dalla polizia all’ingresso o all’uscita del campo, ricevendo un’espulsione e rischiando di essere deportate a Taranto con i bus.
È, per tutto questo, che fare rete in modo ampio ed effettivo serva per incidere su un territorio molto vasto permettendo ai più deboli di rendere esigibili i loro diritti.
Il nostro obiettivo è di continuare in questa direzione, convinti e ottimisti che la grande forza vitale di molti popoli e i sogni delle persone che cercano una loro autodeterminazione sia estremamente più forte delle leggi e dello spirito di questi ultimi tempi.